Che cosa muove la giostra? E che cosa si nasconde sotto la giostra? E se la giostra fosse una metafora della società, qual è il meccanismo che la muove? Cosa si nasconde dietro la vita all’apparenza tranquilla di un quartiere di New York? Anni Quaranta, middle class americana, quartiere con casette tutte uguali con porticato, le sedie a dondolo sulla veranda, muretti bassi delimitano il piccolo giardino, in garage l’auto per la gita domenicale, mentre ogni giorno gli office workers escono al mattino dal Queens, prendono la metropolitana e raggiungono i propri uffici nelle corporation che hanno i propri quartier generali nel cuore di Manhattan. Un mondo ordinato, educato, fatto di routine, visi noti.
Un giorno l’arrivo di un nuovo vicino, un vecchio signore ebreo, manda in frantumi il piccolo mondo di regole non scritte, e scatena l’antisemitismo dei residenti, con gli stessi stereotipi che imperversano in Europa. Un risentimento che coinvolgerà anche il protagonista del romanzo, Lawrence Newman. Newman non è ebreo e vive da sempre nel quartiere ma il suo aspetto e la sua educazione lo fanno sembrare tale agli occhi del vicinato. Come è possibile? A Newman lo spiega il suo vicino Fred, l’impiegato di banca che si trasforma in insospettabile teppista che rovescia i bidoni del pattume nel giardino degli indesiderati ebrei e che frequenta le riunioni del Fronte Cristiano che li vuole scacciare: “So che non è vero ma quando ti trovi con dieci persone che sostengono una cosa, ti devi adeguare…”. Fred rima e la moglie poi lo invitano a schierarsi dalla parte del Fronte.
Lawrence all’inizio non è preoccupato, legge le scritte antisemite sui treni della metropolitana ma non coglie la situazione, non riesce a vedere. È molto opportuno l’espediente narrativo che lo descrive affetto da una miopia che non accetta e che lo costringe a mettere gli occhiali, in questo modo può “leggere” meglio le cose che gli capitano e nello stesso tempo questo solo fatto lo fa “assomigliare” ancora di più a un ebreo. Ritroviamo in modo sorprendente in Miller le problematiche tra la definizione soggettiva e sociale dell’identità già affrontate da Pirandello in molta della sua produzione letteraria e teatrale.
Lawrence si trova in una situazione ambigua. Da un lato è l’uomo tranquillo nella sua casetta dalle persiane verdi. Dall’altro vuole sentirsi parte del suo quartiere, della sua azienda, del tessuto di bune relazioni col vicinato. Tuttavia di fronte all’esplodere della violenza gratuita e irrazionale farà la sua scelta, deciderà di schierarsi, di non restare spettatore indifferente e ritroverà la sua umanità in nome dei principi di convivenza pacifica del Paese in cui vive: l’America.

Con il suo secondo libro, pubblicato negli USA nel 1945, Arthur Miller anticipa le istanze antirazziali che troveranno spazio nelle sue produzioni degli anni successivi. “Focus”, pubblicato in Italia anche con il titolo tradotto in “A fuoco”, è un classico forse meno noto della letteratura del Novecento che merita di essere riscoperto, caratterizzato da una scrittura moderna e tematiche ancora incredibilmente attuali.