Ogni sport ha i suoi miti, il ciclismo vanta i suoi eroi maschili e ne rievoca le gesta: le sfide storiche Coppi-Bartali o le imprese di Binda, Gimondi o del “Pirata”. Ma ci sono miti che nonostante le smemoratezze dell’epica accendono ancora l’immaginario collettivo. La storia di Alfonsina Strada, ribattezzata “il diavolo in gonnella”, è uno di questi. Nata a Castelfranco Emilia, cresciuta a Torino, è la prima e unica donna a correre il Giro d’Italia con gli uomini nel 1924. Già la data fa intuire che la sua è stata una strada costellate più di salite che di discese. Perché è donna in uno sport di maschi, perché è una donna che vuole cimentarsi coi maschi invece di adeguarsi al ruolo di angelo del focolare. Alfonsina ha tutti contro: la famiglia, la società e il mondo sportivo. Osa indossare i calzoncini e correre come una forsennata per guadagnarsi onestamente da vivere per sé e per la famiglia. Era troppo per i tempi ma forse anche per il costume degli anni successivi. Basti pensare che negli uffici pubblici le donne in pantaloni fecero scandalo fin all’inizio degli anni ’50 e fino ai ’60 era considerato disdicevole indossare i pantaloni per andare in chiesa o per recarsi in viaggio di nozze per la rituale visita in Vaticano.
La presenza delle donne nel ciclismo e la libertà di andare in bicicletta sono però ormai consolidate a partire dagli anni ’50 quando spopola una canzone molto pop “Ma dove vai bellezza in bicicletta così di fretta pedalando con ardor” che si ispira proprio al mito di Alfonsina Strada. Da allora le donne si sono prese tanta strada, nello sport e nella società, e la bicicletta è uno dei mezzi di trasporto più amati: amica delle donne e del pianeta ne interpreta lo spirito libero e il desiderio di una mobilità dolce e green.
Ostinate, libere e anticonformiste, le cicliste di oggi possono non solo “to ride a bicycle” come cantavano i Queen ma anche correre a bicycle race e proprio da Carpi partirà martedì 5 luglio la quinta tappa del Giro Donne 2022: la Carpi – Reggio Emilia.
Una tappa che oltre alla passione sportiva sottolinea il protagonismo delle donne emiliane: un impegno di democrazia, libertà e autorealizzazione in tutti gli ambiti della vita. Una irresistibile carica di vitalità, indomita, perché qui il diavolo in gonnella continua la sua corsa.