Quando guardiamo un paesaggio siamo piuttosto certi di quello che vediamo. Questa sicurezza può vacillare quando ci troviamo di fronte a una rappresentazione artistica o fotografica della realtà. Uno dei meccanismi che aiutano a restituirci un’immagine della realtà verosimile o accettabile in termini di percezione è l’uso della prospettiva. La prospettiva avvicina la realtà rappresentata a quella che noi percepiamo nella realtà. Si può dire che è vero ciò che per noi è verosimile.
Per gli artisti la conquista della prospettiva è stato un passo decisivo per la qualità della rappresentazione e il merito va a tanti maestri come Ambrogio Lorenzetti, Filippo Brunelleschi, Masaccio, Leon Battista Alberti, Piero della Francesca e Albert Durer. Grazie ai loro studi alla “prospettiva naturale”, che osserviamo nella realtà, si affianca la “prospettiva artificiale”, utilizzata dai pittori per riprodurre più fedelmente un soggetto, e a queste si unisce la “prospettiva inversa” un modo di rappresentare la realtà deformandola tramite la rigorosa proiezione geometrica del soggetto.
Lo studio della prospettiva geometrica ha così permesso di scoprire giochi d’illusione ottica di cui l’arte offre molti esempi: l’uovo che visto da un certo angolo diventa una sfera nella Pala di Brera di Piero della Francesca, oggi presso la Pinacoteca di Brera a Milano, oppure l’anello che si muove e cambia posizione nella Galleria degli Specchi del Palazzo Ducale di Mantova.
Da qui all’anamorfosi, prospettiva inversa o prospettiva curiosa, il passo è stato breve e ha permesso di aprire un piccolo ma affascinante capitolo della prospettiva che associa geometria e psicologia della percezione insegnando a costruire ogni specie di figure deformi che, viste da un opportuno punto di vista, appaiono ben proporzionate.
Dal Rinascimento al Barocco, la tecnica di “dare nuova forma ad una figura”, è giunta fino ai giorni nostri nelle ardite opere prospettiche su strada come “L’esercito di Lego” realizzato nel 2011 da Leon Keer nell’ambito del Chalk Festival a Saratoga in Florida o come il “giardino effimero”, realizzato da François Abélanet a Parigi, un giardino che se osservato da un punto di vista prospettico si trasforma e si ricompone in un mappamondo. Giochi di prospettiva non mancano nella pubblicità, nei cartelli della segnaletica stradale o in piccoli capolavori di anamorfosi come il cancello del Ginnasio Theresianum a Vienna.

E per chi ama sperimentare e giocare con le prospettive fantastiche non mancano le occasioni anche a Carpi dove presso la galleria del centro commerciale Il Borgogioioso è stato allestito un floor graphic e da poco è partito il nuovo contest fotografico #occhisulborgo che, caricando sui social le foto, mette in palio tanti biglietti omaggio per parchi a tema.
Come succede in altri ambiti, il gioco ha un risvolto serio e ci svela i segreti della psicologia della visione umana perché, come spiega il neurologo Semir Zeki, “La sola realtà di cui abbiamo esperienza è quella percepita dal cervello”. Una regola ben nota agli artisti che ci sorprendono con visioni inaspettate e inconsuete.