Il 10 dicembre si svolgerà nella galleria del Borgogioioso una grande tombola, con premi (in buoni spesa) da 50 euro per l’ambo fino a 1.000 euro! Nell’attesa condividiamo un breve ironico racconto su questo gioco che è da sempre un’occasione di socializzazione.

Il rito è laico ma richiama un cerimoniale religioso. La tavola va tutta sgombrata. Il tabellone al centro, ben visibile. Ai lati i partecipanti, i più piccoli affiancati ai più grandi, che si controllino a vicenda le cartelle. Davanti al tabellone i premi disposti in modo progressivo e decisi fin da subito che poi non si cambiano. Le cartelle assegnate rispettando numeri fidati e preferenze, sulle quelle contese si spareggia. Poi il sacchetto con le palline. Va decisa la manina che estrae, innocente latore di un premio o di una sconfitta, un piccolo va bene così intanto impara a riconoscere i numeri che, però, non deve dire assolutamente, a questo ci pensa il nonno Pietro. Chi legge il numero, deve farlo precedere da un commento, una breve introduzione, un’invettiva.
Fuori, nella notte più santa dell’anno, il freddo punge le finestre e il silenzio ha svuotato le strade. La famiglia completa di figli, cugini spaiati o con le fidanzate, zie petulanti e bambini con la bocca piena di sbadigli, è in attesa. Li desta tutti la scatola rimasta nell’armadio a muro dal Natale precedente quando a vincere fu la bisnonna Teresa che ancora i numeri li leggeva e poi ci fu un gran discutere sulla cinquina su cui Marta aveva messo per sbaglio uno dei portacipria della collezione d’argenti dell’altra nonna, Viviana, appassionata disordinata di mercatini. Quando si trattò di riscuotere la vincita Viviana insorse come morsa dalla tarantola gridando al furto e reclamando a gran voce la proprietà dell’oggetto tutto ossidato. “Veh, questo è mio! Chi me l’ha rubato?” E la zia Marta, sua figlia, corse subito all’alterco: “Ma che tuo! Ti sbagli! L’ho trovato coi regali dell’uovo di Pasqua!” E l’altra: “Ma non vedi che è d’argento? Sei proprio scim…” “Oh là là”- s’intromise il nonno- “Niente starnazzi, vorrà dire che a Carlo darò una mancia in eurini, così vi chetate tutte! Però te, tien dietro alle tue cose che se le lasci in giro poi finiscono nella tombola di Natale.” Il borbottio della Viviana era continuato per un po’, era tutto un “Ma dico? Pensa te!” Poi il nipotino le era andato vicino e le aveva fatto vedere il libro con le illustrazioni di Pinocchio, lei s’era illuminata vedendo la fata turchina e tutti s’era tirato un sospiro di sollievo. Così era passata la sera della vigilia, tra il cenone e la messa di mezzanotte come in quel film dove i parenti tanto bene non si volevano.
Invece qui, ognuno ci tiene ad essere presente, i vecchi per vedere se son messi meglio degli altri vecchi, le donne per avere l’abito più elegante, un anno all white, un altro tutto rosso e quest’anno d’un giallo con ambizione gold secondo il gusto di moda, i giovani per vedere gli altri cugini almeno una volta all’anno che sennò se si incontrano per strada manco si riconoscono. Sull’abito comunque nessuno batte la Viviana che negli anni s’è ben fornita l’armadio di ogni tendenza e appena la nuova fidanzata, dell’ultimo nipote, azzarda “Quest’anno va questo colore” lei s’invola immediatamente dicendo “Ma io ce l’ho già! C’ho tutto!” e via di ricordi su serate di gala del passato. L’anno scorso, comunque, la cosa non s’era risolta con la tombola, anche durante il pranzo di Natale, mamma e figlia, avevan avuto da ridire sulla consistenza dei cappelletti, sul lesso e sul cotechino. Il dolce s’era salvato perché la zia Marisa, che è gran cuoca, aveva fatto una di quelle torte alte e soffici da ricetta americana e tutti avevan fatto festa, a parte la salsa al limone che ai bambini proprio non era andata giù. Perciò quest’anno il nonno Pietro ha ben controllato ogni cosa e tutto è filato liscio a parte il momento in cui la nuova è saltata su chiedendo: “Viviana ma è vero che lei va ai mercatini?” Tutti ha trattenuto il fiato, Franco ha alzato gli occhi al soffitto, un mezzo sorriso s’è affacciato sulla faccina di Carolina ma il più svelto è stato il nonno, ha tirato su il numero e ha detto forte: “Morto che parla” e l’ha Viviana ha gridato: “Tombola!” E lei, giusto per far capire che perdona ma non dimentica, s’è accontentata di sibilare: “Ah, dei mercatini qui non si può parlare!”

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